domenica 26 ottobre 2014

Otium sine litteris



Otium sine litteris mors est et hominis vivi sepultura (Seneca)
“Il tempo libero, senza studio e cultura, è morte,
un sepolcro con dentro un vivo”


 Un aforisma secco e perentorio che mette a nudo un’esistenza ignobile, non da uomo. E tetra anche, e persino macabra.
Non sorprende più di tanto che a dare la sveglia e a suonare la carica sia quel filosofo, che tra gli antiqui è forse quello di cui più caldo sentiamo il fiato sul collo. Ed è messaggio più che mai attuale e controcorrente dopo che da tante bocche becere e irresponsabili sono state ruttate parole volte a deprimere, quando non a demolire, quel poco – ma che è molto, moltissimo – di bene che solum può alleviare l’infinita miseria della nostra vita.
Fatto sta – ed è incontrovertibile – che l’aria afosa, irrespirabile dell’incultura, del cinismo, della rozzezza e del tornacontismo si è radicata in pianta stabile – e non di recente – nel nostro squallido quotidiano, e non pare abbia tanta voglia di sloggiare.
Cultura però da intendersi, precisiamo, a scanso di equivoci, non come arredamento esornativo e tappezzeria, sibbene come ricerca, incessante e mai paga, di riappropriazione dell’umano in noi: mezzo risolutivo a vincere quell’ozio che, se inteso come inerzia e paralisi dello spirito (acedia o accidia), e non pausa necessaria di riposo e di rigenerazione delle energie, fisiche e intellettuali, libera il frutto più aspro e tossico che al mondo ci sia: la noia.
Domenico Franciò