Ovunque il guardo io giro parmi pur
sempre riveder l’amato (Faustina
Maratti)
Caro Angelo,
Gigi Marzullo è un tipo
imprevedibile, capace di riservarci sempre sorprese: uno, insomma, che una ne
pensa, cento ne fa.
A chiusura del suo
programma, incentrato su Massimo Ranieri e, a seguire, su Domenico Modugno, ti
ha intervistato.
da famigliacristiana.it |
Avverto il bisogno di
scusarmi, prima di continuare, se ti do del tu. La mia età che, più o meno si
avvicina alla tua, e il fatto che ho stabilito questa regola per tutti, spero non
sia visto come una mancanza di riguardo.
Del resto, la tua
modesta origine (padre camionista, madre casalinga) non è diversa dalla mia
(padre marmista, che col lavoro, con la religione del lavoro, ha lavorato fino
a settantatré anni, costruendo per i figli un avvenire migliore).
Ciò chiarito, mi
affretterò a comprare, al più presto, il tuo libro Scommessa sulla libertà; che, a giudicare dal calore con cui ne hai
parlato, promette interesse, coinvolgimento, oltre che un approfondimento delle
ragioni del nostro credere.
Sui trent’anni ti sei
fatto prete, e questa certo è un’anomalia, un’eccezione rispetto al cursus che
solitamente percorre chi abbraccia l’idea e il desiderio di farsi prete.
Arrivare, poi, nel
tempo a governare una diocesi immensa come quella di Milano, che, con circa
cinque milioni, è la più grande del mondo, è una faticaccia da non dire, un
“mestieraccio”, come amava ripetere l’etereo e ascetico cardinale Schuster.
Più volte nelle tue
parole è ricorsa la parola “realismo”, e realismo nel tuo personalissimo
vocabolario significava, e significa, fare i conti con la realtà quotidiana,
con la volontà di affrontare e provare a risolvere, hic et nunc, qui e ora, i
problemi via via che si presentano.
Alla domanda se avevi
avuto dubbi sulla fede, hai dato una risposta che, in primis, pareva volerla
eludere, e cioè che l’uomo è, deve essere in costante ricerca, in modo che il
tuo cristianesimo sia una continua riconquista, abbia un sempre maggiore
approfondimento.
Alla domanda se preghi
prima di dormire, hai risposto di sì, ma che, aspettando il sonno che spesso
tarda a venire, la lettura di un buon libro, per esempio di un sant’Agostino,
ti aiuta certamente.
Sei stato
particolarmente legato da rapporti di collaborazione e affetto con papa
Montini. E hai confermato che nel conclave, che poi ha visto la proclamazione di
papa Wojtyla, eri accreditato di una stima che hai rischiato di diventare effettivamente
papa.
Come si svolge attualmente
la tua vita di pensionato? – È la vita di ogni prete, ossia di chi continua a
celebrar messa e a interessarsi ai problemi delle persone.
Al termine, hai
auspicato un avvenire, per te e per tutti, improntato ad una visione per così
dire laica prima ancora che cristiana. L’uomo, se ho interpretato bene il tuo
pensiero, non può non abbracciare un umanesimo antropocentrico, che metta al
centro l’uomo, l’uomo con le sue reali esigenze, che non possono essere rinviate
ad infinitum: la visione, insomma, di una Chiesa come una grande famiglia. Una
visione che possa farci sentire a posto con la nostra coscienza.
Domenico Franciò