martedì 29 ottobre 2019

Lettera ad Alessandro Haber



C’era la luna in mezzo al cielo, proprio sopra il campo, una luna tonda, tonda, ma ancora pallida in quell’azzurro violento. (Simona Vinci)

Carissimo Alessandro,
ieri sera ho assistito alla perfomance di un grande, grandissimo attore, uno che sa trovare, con sovrana sicurezza, la via giusta per toccarti il cuore, per coinvolgerti nella sua sofferenza nevrotica, nel suo disagio, per non dire strazio esistenziale.
Il tuo cognome e i lineamenti del tuo volto fanno subito pensare a una origine ebraica.
La mia è solo un’ipotesi, un’impressione, ma – come è risaputo – certe impressioni sono come le intuizioni: hanno la prerogativa di cogliere a volo la verità delle cose, o, comunque, di avvicinarle quanto più possibile. A differenza del ragionamento, che può arrivare, se ci arriva, allo stesso risultato solo dopo parecchio.
La tua bravura è stata messa in risalto dall’indugio della telecamera sul volto, senza che “staccasse”: così si è potuto assistere al nascere, al germinare di una emozione che si è espressa via via attraverso le lacrime che ti rigavano il volto.
La tua nevrosi ossessiva, al limite dello psicotico, che tanto ti tormentava e rendeva insonni le tue notti, era il pensiero che tua madre, unendosi con tuo padre, si era comportata né più né meno come tutte le donne quando fanno all’amore col loro uomo.
Questa immagine che ti si riproponeva puntualmente, sistematicamente, non si limitava a un turbamento, a un disagio, ma transitava a un vero e proprio sconvolgimento.
Non sopportavi, non riuscivi a reggere l’idea che tua madre fosse come tutte le altre donne di questo immondo mondo.
Viavia però il tormento si è fatto meno angoscioso, poco per volta si è fatto strada il pensiero, quasi un’illuminazione, che, dopotutto, che male c’era se, nell’ambito di una unione, per altro sancita, ufficializzata, benedetta, da una cerimonia religiosa, tua madre fosse legittimata ad amplessi che nulla avevano di peccaminoso; e che, del resto, la fantasia erotica, esprimendosi con variazioni sul tema, era il necessario ingrediente o pigmento per dare maggiore piacere. Non solo.
Altra consolante ‘scoperta’ era che il tutto non era disgiunto da una componente affettiva, sentimentale: lontanissimo, insomma, da un meccanico, brutale, animalesco congiungimento carnale. E poi, altro consolante pensiero, rampollante dal precedente, è che, in fatto d’amore, laddove non c’è violenza o coartazione di sorta, e ci sia solo ricerca del mutuo piacere, non ci sono divieti che tengano.
Allo spettacolo hanno partecipato altri bravi attori, del calibro di un Rubini o di un Papaleo. Francamente, nessuno mi è parso dotato del tuo carisma, al tuo livello artistico.
Del tuo gran cuore.
Domenico Franciò