giovedì 24 aprile 2025

Aiuta a vivere

 

“Ed è il pensiero / della morte che, in fine, aiuta a vivere”. Umberto Saba, Sera di febbraio.

Il triestino Umberto Saba, una delle voci poetiche più sicure del panorama del Novecento, presenta ascendenze leopardiane. Ovvero, c’è in lui una mescolanza, o meglio una fusione tra pensiero e lirismo, sicché essi appaiono inscindibili: tanto l’uno si nutre, si alimenta dell’altro.

In tutte le sue sillogi non c’è poesia che, insieme al brillio, allo scatto – per dirla in termini crociani – dell’intuizione poetica, non comporti un modo di porsi di fronte alle cose, alle vicende, o alle vicissitudini più o meno dolorose.

Non si tratta di ottimismo o del suo contrario, si tratta di una interpretazione, una valutazione che il tedesco, incisivamente, esprime con Weltanschauung.

Il pensiero che tutto finisca, che gli affetti più cari sprofondino nel “nulla eterno” è una sorta di lugubre basso continuo sotteso al vivere nostro.

Certo, la fede, l’autentica religiosità, il pensiero che sarà lo stesso Dio ad asciugare ogni lacrima e a sconfiggere definitivamente la morte, e che dolore e sofferenza saranno uno sfocato, un pallido ricordo di qualcosa che non esiste più, aiuta, per l’appunto, a vivere.

Domenico Franciò