Carissima Audrey,
Ugo Foscolo per la composizione delle Grazie si sarebbe ispirato a te se,
scavalcando i secoli come i ginnasti sul cavalletto, avesse visto Vacanze romane, dove avevi come partner
il dinoccolato Gregory Peck, o Sabrina
con Humphrey Bogart, film dove l’eros si arricchisce di nuances e si insinua seducente e attraente molto più che quei
volgarissimi film, al limite del porno o perfino hard, che non lasciano nulla
all’immaginazione e solo un sicuro senso di disgusto; anche se – occorre
ammetterlo per non essere ipocriti – non si rimane adiáphoroi, indifferenti a certe sollecitazioni, a certi stimoli
sensuali.
In Vacanze
romane hai dato forse il meglio di te stessa, del tuo talento, delle tue
capacità interpretative: è un film che, lo trasmettessero mille volte, mille
volte lo si rivedrebbe con piacere, affascinati dalla tua imperdibile grazia,
dalla tua luminosa bellezza. Bellezza e grazia che si concentrano in quei
dolcissimi e incantati occhi di cerbiatto, appena appena sfuggito alla bramosia
di quelli che gli danno la caccia.
Quello scorazzare in incognito per Roma in libera
uscita, su una vespa, come una ragazza qualsiasi da principessa ed erede al
trono che eri, ha un finale in cui la camminata dinoccolata, quasi ciondolante
di un superbo Gregory Peck si porta con sé una candida scia, un senso di
struggente malinconia.
Domenico Franciò
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