C’era la luna in mezzo al cielo,
proprio sopra il campo, una luna tonda, tonda, ma ancora pallida in
quell’azzurro violento. (Simona Vinci)
Carissimo
Alessandro,
ieri sera ho assistito
alla perfomance di un grande, grandissimo attore, uno che sa trovare, con
sovrana sicurezza, la via giusta per toccarti il cuore, per coinvolgerti nella
sua sofferenza nevrotica, nel suo disagio, per non dire strazio esistenziale.
La mia è solo
un’ipotesi, un’impressione, ma – come è risaputo – certe impressioni sono come
le intuizioni: hanno la prerogativa di cogliere a volo la verità delle cose, o,
comunque, di avvicinarle quanto più possibile. A differenza del ragionamento,
che può arrivare, se ci arriva, allo stesso risultato solo dopo parecchio.
La tua bravura è stata
messa in risalto dall’indugio della telecamera sul volto, senza che
“staccasse”: così si è potuto assistere al nascere, al germinare di una
emozione che si è espressa via via attraverso le lacrime che ti rigavano il
volto.
La tua nevrosi
ossessiva, al limite dello psicotico, che tanto ti tormentava e rendeva insonni
le tue notti, era il pensiero che tua madre, unendosi con tuo padre, si era
comportata né più né meno come tutte le donne quando fanno all’amore col loro
uomo.
Questa immagine che ti si
riproponeva puntualmente, sistematicamente, non si limitava a un turbamento, a
un disagio, ma transitava a un vero e proprio sconvolgimento.
Non sopportavi, non
riuscivi a reggere l’idea che tua madre fosse come tutte le altre donne di
questo immondo mondo.
Viavia però il tormento
si è fatto meno angoscioso, poco per volta si è fatto strada il pensiero, quasi
un’illuminazione, che, dopotutto, che male c’era se, nell’ambito di una unione,
per altro sancita, ufficializzata, benedetta, da una cerimonia religiosa, tua
madre fosse legittimata ad amplessi che nulla avevano di peccaminoso; e che,
del resto, la fantasia erotica, esprimendosi con variazioni sul tema, era il
necessario ingrediente o pigmento per dare maggiore piacere. Non solo.
Altra consolante
‘scoperta’ era che il tutto non era disgiunto da una componente affettiva,
sentimentale: lontanissimo, insomma, da un meccanico, brutale, animalesco
congiungimento carnale. E poi, altro consolante pensiero, rampollante dal
precedente, è che, in fatto d’amore, laddove non c’è violenza o coartazione di
sorta, e ci sia solo ricerca del mutuo piacere, non ci sono divieti che
tengano.
Allo spettacolo hanno
partecipato altri bravi attori, del calibro di un Rubini o di un Papaleo. Francamente,
nessuno mi è parso dotato del tuo carisma, al tuo livello artistico.
Del tuo gran cuore.
Domenico Franciò
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