domenica 17 marzo 2019

Lettera a Audrey Hepburn


Carissima Audrey,
Ugo Foscolo per la composizione delle Grazie si sarebbe ispirato a te se, scavalcando i secoli come i ginnasti sul cavalletto, avesse visto Vacanze romane, dove avevi come partner il dinoccolato Gregory Peck, o Sabrina con Humphrey Bogart, film dove l’eros si arricchisce di nuances e si insinua seducente e attraente molto più che quei volgarissimi film, al limite del porno o perfino hard, che non lasciano nulla all’immaginazione e solo un sicuro senso di disgusto; anche se – occorre ammetterlo per non essere ipocriti – non si rimane adiáphoroi, indifferenti a certe sollecitazioni, a certi stimoli sensuali.
In Vacanze romane hai dato forse il meglio di te stessa, del tuo talento, delle tue capacità interpretative: è un film che, lo trasmettessero mille volte, mille volte lo si rivedrebbe con piacere, affascinati dalla tua imperdibile grazia, dalla tua luminosa bellezza. Bellezza e grazia che si concentrano in quei dolcissimi e incantati occhi di cerbiatto, appena appena sfuggito alla bramosia di quelli che gli danno la caccia.
Quello scorazzare in incognito per Roma in libera uscita, su una vespa, come una ragazza qualsiasi da principessa ed erede al trono che eri, ha un finale in cui la camminata dinoccolata, quasi ciondolante di un superbo Gregory Peck si porta con sé una candida scia, un senso di struggente malinconia.
Domenico Franciò

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