Fateci caso. Ormai i saluti di una
volta servono assai poco, anzi non servono affatto. Si va subito al sodo,
all’essenziale, al quintessenziale, quello di cui – sembra – non si può fare
assolutamente a meno. La domandina d’incontro, condita dal consueto sorrisetto
tra compiaciuto e complice, è quella che i linguisti usano definire retorica,
in quanto già implicante risposta, negativa o positiva che sia. La quale, nel
caso nostro, deve essere positiva, un bel sì forte e convinto. Se uno perciò,
incontrandoti, ti domanda, con l’ineffabile sorriso di cui sopra, se tutto è a
posto, guardati dal rispondergli che no e no, che nulla va bene, che niente,
proprio niente è a posto. Gli daresti una stoccata micidiale e da quel momento ti
eviterebbe forse come un appestato.
Come e perché mai allora questa ottimista
formuletta dilaga per piazze, strade, case, corridoi, telefonate, alberghi,
ristoranti, bar; perché – ci si chiede – viene ripetuta come un mantra e ce l’hai
sempre tra i piedi?
Non ci vuole un’intelligenza
sovrana né tantomeno s’ha da scomodare quella simpatica congrega di sociologi
e/o psicologi che, accampati negli ovattati salotti televisivi, oracoleggiano e
sdottoreggiano. Basta del buon senso, credo, per capire che ‘tutto è a posto’
o, in forma più succinta, ‘tutto a posto’ (da pronunciare – si badi – ‘tuttapposto’)
rimanda ad un bisogno (inconscio) di stabilità, di conservazione. Ogni cosa, in
altri termini, si vuole se ne stia al suo posto, abbia sua collocazione: proprio
in quel punto, lì. E guai a spostarla di un millimetro che sia un millimetro. Niente
movimento perciò, niente nuovo (per carità), tutto pietrificato, fossilizzato.
Il segnale non è di quelli che
conciliano il sonno. Ti porta anzi a pensare a una società che galleggia: senza
idee, senza prospettive, senza pensieri e senza speranza. Ma che tuttavia finge
interesse per gli altri.
Tuttapposto?
– Ma va’…
Domenico
Franciò
"Tutto a posto" è una bella canzone dei Nomadi , degli anni ’70, che mostra come, tante, forse troppe volte, ciò che diciamo significhi esattamente il contrario di quello che sembra.
RispondiEliminaQuello che lasciai ancora c'è…
Le colline più in la
E la strada che va
So che fino a lei mi porterà.
Sono arrivato.
La notte azzurra intorno a me
Luglio fra quei rami è
Il profumo dell'estate ancora c'è.
E qualche passo ancora e poi
So che mi preparerà
Una cena calda e il fuoco accenderà…
C'è silenzio fra noi
Guardo negli occhi suoi
E capisco la mia ingenuità.
Tutto è a posto, lo so
Tutto è a posto perché
Tutto è come quando me ne andai
Tranne lei..
Ma tutto è a posto oramai
Anche se ho capito che il mio posto nel suo mondo più non c'è…
Ma tutto è a posto oramai
Anche se ho capito che
Il mio posto nel suo mondo più non c'è...
Anche il film della Wertmuller, "Tutto a posto e niente in ordine", è sulla stessa lunghezza d’onda.
Un illusorio tutto a posto.
Oggi, a quel che sembra, preferiamo illuderci. L'ironia si è persa per strada
Daniela Bombara