Otium sine litteris
mors est et hominis vivi sepultura (Seneca)
“Il tempo libero, senza studio e cultura, è morte,
un
sepolcro con dentro un vivo”
Un aforisma
secco e perentorio che mette a nudo un’esistenza ignobile, non da uomo. E tetra
anche, e persino macabra.
Non sorprende
più di tanto che a dare la sveglia e a suonare la carica sia quel filosofo, che
tra gli antiqui è forse quello di cui
più caldo sentiamo il fiato sul collo. Ed è messaggio più che mai attuale e controcorrente
dopo che da tante bocche becere e irresponsabili sono state ruttate parole volte
a deprimere, quando non a demolire, quel poco – ma che è molto, moltissimo – di
bene che solum può alleviare l’infinita
miseria della nostra vita.
Fatto sta – ed è
incontrovertibile – che l’aria afosa, irrespirabile dell’incultura, del
cinismo, della rozzezza e del tornacontismo si è radicata in pianta stabile – e
non di recente – nel nostro squallido quotidiano, e non pare abbia tanta voglia
di sloggiare.
Cultura però da intendersi, precisiamo, a scanso di
equivoci, non come arredamento esornativo e tappezzeria, sibbene come ricerca, incessante
e mai paga, di riappropriazione dell’umano in noi: mezzo risolutivo a vincere
quell’ozio che, se inteso come inerzia e paralisi dello spirito (acedia o
accidia), e non pausa necessaria di riposo e di rigenerazione delle energie,
fisiche e intellettuali, libera il frutto più aspro e tossico che al mondo ci
sia: la noia.
Domenico
Franciò
Nessun commento:
Posta un commento