
I singoli cantanti
si presentavano all’applauso secondo un ordine gerarchico costituito dai ruoli
ricoperti. Naturalmente l’applauso più grande, incontenibile era per lui, il
gigantesco Falstaff, ma – mi chiedevo – come si fa a trovare un personaggio per
quel ruolo che unisca in sé stazza, talento e voce?
Credo che per un
attore, un cantante, un regista non ci sia momento più gratificante del
riconoscimento da parte del pubblico del suo valore e degli sforzi compiuti in
vista della esibizione. Penso anche che la rivalità e gli antagonismi feroci più
o meno latenti o sommersi, tra gli attori della scena in quel magico momento
vengano superati, e non ci sia proprio posto per invidiuzze del genere.
Quando e se, poi,
le rappresentazioni si concludono a tarda sera, va da sé che la compagnia starà
ancora insieme; stavolta però intorno ad una mensa, dove tra coppe di vino scintillante
e cibi squisiti si rilasserà dalla tensione e dalla fatica sostenute anche se –
c’è da scommettere – qualche rimpianto affiorerà per una battuta non resa a
dovere, per un gesto non proprio congruo, per una risatina non prevista dal
copione...
Domenico Franciò
[Immagine "Falstaff in un dipinto di Eduard von Grützner" tratta da Wikipedia, l'enciclopedia libera]
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